Enciclopedia giuridica del praticante

 

Lezioni Diritto di Famiglia III

01 - Lezione I: Rapporti tra genitori e figli - Premessa

I- Premessa

Doc. Ti sei mai domandato perché ogni specie di animali protegge i nati della propria e non di altra specie animale : cioé le scimmie adulte proteggono le scimmie neonate, i cerbiatti adulti proteggono i cerbiatti neonati e non, ad esempio, i leoni o le pantere neonate ?

Disc.- Ma é ovvio: perché se i cerbiatti, le scimmie allevassero un leone, una pantera questi, una volta diventati adulti, li divorerebbero, mentre il piccolo cerbiatto, la piccola scimmia una volta fatti adulti perpetueranno la specie dei cerbiatti e delle scimmie generando degli esseri aventi le caratteristiche fisiche e psicologiche delle scimmie e dei cerbiatti.

Doc.- Notare questo è importante, perché anche la specie umana come le altre specie animali ha in sé l'istinto di perpetuarsi attraverso altri esseri che hanno le proprie caratteristiche ( idest, le caratteristiche umane ) ; di più, ogni etnia , cioé ogni gruppo formato da uomini aventi caratteristiche fisiche e psicologiche comuni, tende a perpetuarsi nel tempo attraverso uomini che abbiano le caratteristiche degli altri membri dell'etnia. Ora tale istinto, tale esigenza comporta che qualcuno si prenda cura dei membri dell'etnia quando , ancora troppo piccoli, sono da soli incapaci di procurarsi il cibo , le vesti , necessari per sopravvivere, l'istruzione necessaria per guadagnarsi il pane da adulti e, a sua volta, ciò comporta, che il Legislatore dica chi deve essere questo “qualcuno” ( a cui va fatto carico dell'obbligo di allevare, proteggere, istruire i nuovi nati ). Secondo te, chi dovrebbe essere ?

Disc.- Secondo me questo “qualcuno” dovrebbe essere la Comunità stessa, lo Stato : forse non é Lui che ha interesse che le culle non rimangano vuote, che nuove generazioni, forti, sane, capaci, vengano a sostituire le anziane ormai incapaci di provvedere alla difesa e al progresso della Comunità ?

Doc. Senza dubbio é così, e anche la nostra Costituzione dimostra così di pensarla scrivendo nell'ultimo comma dell'articolo 31 la solenne affermazione : “ (La Repubblica ) protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”. Però il fatto che uno Stato si preoccupi di proteggere l'infanzia e la gioventù, non significa che egli ritenga opportuno provvedere direttamente con suoi funzionari e impiegati ai bisogni dell'infanzia e della gioventù. Certo si potrebbe anche immaginare questo : e cioé che, appena nato, il piccolo cittadino venga affidato alle cure di funzionari e impiegati dello Stato che, prima lo svezzano, poi lo educano e istruiscono facendo di lui un membro utile alla Comunità. Ma si può anche pensare a un sistema alternativo : il bimbo appena nato viene affidato a un privato o a dei privati a che provvedano ai suoi bisogni. Tu per quale dei due sistemi opteresti ?

Disc.- A pensarci bene io opterei per il secondo ; e precisamente affiderei il compito di accudire al neonato a colui o a coloro che hanno voluto dargli la vita . Questo per almeno tre motivi :

Primo , perché, essendo l'atto generativo..... piacevole, le persone sarebbero portate a ( irresponsabilmente) reiterarlo con gran frequenza ( con il rischio di gravare la Comunità di un peso per lei insostenibile ) se non fossero gravate del compito (duro e costoso ) di allevare poi il futuro nato.

Secondo ( motivo ) : perché é da presumersi che chi ha voluto il neonato voglia anche provvedere ad allevarlo con quell'affetto e calore umano che invece ben difficilmente potrebbero pensarsi in chi svolge un compito solo per mercede.

Terzo ( motivo ) : perché un'educazione data da un funzionario dello Stato rischierebbe di produrre cittadini, che , educati in un unico modo, sarebbero nel loro agire animati da un “pensiero unico” ( quello dello Stato!), mentre invece la Società per progredire ha bisogno di quella varietà di idee che porta a conflitti stimolanti il progresso.

Doc.- La tua sembrerebbe una soluzione ragionevole, ma troverebbe, nella sua attuazione, un primo ostacolo nei casi in cui le persone che hanno voluta la procreazione, non si riducono ai due genitori biologici ; così come può avvenire nei casi ( per ora abbastanza rari, ma che tendono rapidamente ad aumentare ) di “surrogazione di maternità” e di “ fecondazione eterologa”. Pensa a questo caso di fecondazione eterologa : il neonato Beppino, é stato partorito da Filomena moglie del signor Beppe, che però é stata fecondata, non dal seme di questi, ma dal seme di certo Salvatore. Pensa a questo caso di surrogazione di maternità : il neonato Beppino é stato partorito da Filomena I, con l'ovulo fecondato da Salvatore e dato da Filomena II, su commissione di Filomena III e del suo coniuge signor Beppe. E' chiaro che nel primo esempio le persone che hanno voluta la procreazione sono tre ( i coniugi, Filomena e Beppe + Salvatore ) e nel secondo esempio sono addirittura cinque ( i coniugi Filomena e Beppe + la donna che ha accettato di surrogarsi nel parto + la donna che ha donato l'ovulo + l'uomo che l'ha fecondato ). In tali casi, chi gravare, tra le persone che hanno voluta la procreazione, del compito di accudire al procreato ?

Disc.- Effettivamente debbo riconoscere che – mentre nei casi di procreazione voluta da una donna, che ha accettato di ingravidarsi e di dare il suo ovulo, e da un uomo che ha accettato di dare il suo seme, il criterio da me proposto ( provvedano al neonato le persone che l'hanno voluto, cioé i genitori biologici ) si dimostra congruo – nei casi da te ora proposti si rivela del tutto incongruo : Salvatore, Filomena I, Filomena II agiscono per mercede, nessun affetto portano verso il neonato , sarebbe di certo una cattiva scelta affidare a loro il compito di allevarlo. Ma se é così, come risolvere il problema ? che dice la Costituzione ?

Doc.- La Costituzione fu scritta nel '48 quando i problemi, di cui stiamo parlando, non sussistevano perché le tecniche di ingegneria genetica non avevano ancora avuto lo sviluppo attuale. Quindi é naturale che al Legislatore costituente sembrasse di aver risolta ogni questione, stabilendo, in primo luogo, che , non lo Stato, ma i “genitori” , con tutta evidenza e semplicità identificati nell'uomo che aveva dato il seme e nella donna che aveva dato l'ovulo, dovevano provvedere ai “figli” ( comma I art.30 “ E' dovere e diritto dei genitori mantenere,istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio” ), e, in secondo luogo, che l'intervento dello Stato fosse solo sussidiario ( comma II sempre dell'art. 30 “Nei casi di incapacità dei genitori la legge provvede a che siano assolti i loro compiti” ).

Disc.- Però il problema, che la Costituzione non poteva avvertire, ora c'é ed é bene avvertito : quindi una soluzione bisogna dargliela .

Doc.- Certamente, sì. Ed io riterrei che la soluzione dovrebbe essere diversa caso per caso.

Disc. Dà almeno la soluzione che riterresti più giusta nei casi sopra esemplificati.

Doc.- Nel caso esemplificato per primo (fecondazione eterologa di donna coniugata ), io riterrei che l'obbligo di allevare il neonato dovrebbe ricadere sul signor Beppe, il marito; a cui pertanto dovrebbe essere attribuita la qualifica di “genitore” ( “genitore giuridico” mentre “genitore biologico” sarebbe il donatore del seme, Salvatore). Con ciò verrebbe adottata la stessa soluzione che , come vedremo poi meglio, si avrebbe se Filomena ( la moglie di Beppe), per procreare il figlio, fosse andata a letto con Salvatore. Nessun dubbio, infatti, che in tal caso il neonato sarebbe considerato figlio di Beppe, a meno che questi ne domandasse e ne ottenesse il disconoscimento.

Disc. E in tal caso si porrebbe il problema se il marito, che ha consentito alla fecondazione eterologa, possa o no disconoscere il neonato.

Doc. Problema che andrebbe risolto nello stesso modo in cui si risolve l'analogo problema che si presenterebbe se il marito, dopo aver consentito all'adulterio della moglie finalizzato alla procreazione di un figlio , volesse poi questo disconoscere.

Disc. Veniamo al caso della maternità surrogata: Filomena I , moglie di Beppe, partorisce un figlio con l'ovulo donato da Filomena II.

Doc.- A me sembra che, così come si é ritenuto, nel caso precedente, figlio di Beppe e Filomena I il neonato procreato con il seme di Salvatore , cioè con un gameto estraneo ai coniugi, così si dovrebbe ritenere figlio di Filomena e Beppe il neonato procreato con l'ovulo di Filomena II , ancorché sia procreato utilizzando un gameto estraneo alla coppia. Sempre salva l'azione di disconoscimento se e in quanto ammissibile.

Disc. Veniamo a un caso più difficile: i coniugi sono sempre Filomena I e Beppe, la variante é che l'ovulo viene impiantato nell'utero di Filomena II ed é lei che partorisce il neonato.

Doc. Certamente in questo caso Beppe non si potrebbe considerare in nessun modo genitore ( giuridico ) del neonato ; per le stesse ragioni che Filomena I ( la moglie ) non potrebbe considerarsi genitrice del neonato procreato da Beppe versando il suo seme nel ventre di Filomena II.

Disc. Ciò é abbastanza ovvio ; ma il vero problema é: si deve considerare genitrice Filomena II, che ha partorito, oppure la donna ( poco importa a questo punto che questa sia la moglie di Beppe o no ) che ha dato l'ovulo ?

Doc. Io ritengo che il diritto/dovere di provvedere all'allevamento del neonato vada attribuito in questo caso alla donna che ha dato l'ovulo ( in altri termini sia da considerarsi lei la “genitrice”, naturalmente “naturale” non legittima del neonato ); questo in quanto é da ritenersi che sia più portata ad accudire con affetto al neonato la donna che vede rispecchiate in lui le sue caratteristiche fisiche e psicologiche, che la donna unicamente a lui legata dall'esperienza , sia pure importantissima, del parto. Ma qui ti debbo avvertire che, mentre dandoti le due precedenti soluzioni io non ho fatto altro che aderire all'opinione maggioritaria degli Studiosi, dandoti questa terza soluzione me ne discosto, dato che la maggior parte degli studiosi ritiene che debba considerarsi genitrice la donna che ha partorito.

Disc. Fino a qui non abbiamo fatto altro che risolvere il problema dell'individuazione dei privati a cui va attribuito il diritto/ dovere di accudire al neonato : essi sono i “genitori biologici” salvo alcuni casi , da considerarsi eccezionali, che si verificano in ipotesi di maternità surrogata e fecondazione artificiale ( casi in cui il “genitore giuridico”, cioé la persona a cui é attribuito il diritto/ dovere di allevare il nuovo nato, può essere diversa dal “genitore biologico”). Però un secondo problema si presenta al Legislatore ( e , di riflesso, a noi ) : i “genitori”di Beppino ( alias, coloro che debbono accudire all'allevamento di Beppino ) sono obbligati ad offrire a lui quanto basta per tenerlo in buona salute e per procurargli un'istruzione che gli permetta da adulto di procacciarsi pane e companatico oppure debbono dargli un tenore di vita superiore, se beninteso, le loro ricchezze ( superiori alla media ) permettono di dare loro un tale tenore di vita (superiore alla media ) ? In altre parole il signor Agnelli può dire di aver adempiuto al suo dovere di genitore semplicemente dando al figlio lo stesso tenore di vita che ha il figlio del suo autista o deve dargli il tenore di vita che permettono le sostanze della famiglia Agnelli ? Tu che soluzione daresti a questo problema ?

Disc.- Io partirei dalla considerazione che , per la nostra Costituzione ( art. 3 ) “ tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge senza distinzione....di condizioni personali e sociali”.

Doc. Quindi ?

Disc.-Quindi riterrei che il signor Agnelli ha solo l'obbligo di far frequentare a suo figlio le stesse scuole che frequenta il figlio del suo autista . Il legislatore entrerebbe in contraddizione con la Costituzione se procurasse - sia pure indirettamente cioé facendone obbligo al suo genitore - al figlio di Agnelli un tenore di vita in più, e soprattutto una chance in più di emergere nella società, di quelli di cui gode il figlio dell'autista di Agnelli.

Doc. E non posso negare che questa soluzione ha senza dubbio della logica. Però cozza contro un fatto.

Disc.- Quale ?

Doc.- Il fatto che - come ogni etnia sente l'esigenza di perpetuare se stessa facendo in modo che i nuovi nati, diventati adulti, siano in grado di difenderla e di generare altri esseri con le caratteristiche fisiche e psicologiche dei membri dell'etnia - così ogni gruppo familiare ( almeno di un certo livello ) sente l'esigenza di far sì che i suoi nuovi nati si assicurino nella società quella preminenza, che permetterà loro la migliore difesa del gruppo familiare stesso ( e quindi la conservazione nel tempo delle caratteristiche soprattutto psicologiche, che si manifestano in quel particolare stile di vita, in quella particolare weltanschauung, che é propria dei membri del gruppo familiare stesso ). Ed é proprio la soddisfazione di tale esigenza che impone al signor Agnelli l'obbligo di allevare i propri figli col tenore di vita della famiglia Agnelli, soprattutto di dar loro quell'istruzione che permetterà loro di collocarsi ai vertici della società ( come avvocati, come medici, come ingegneri...) e pertanto nella situazione migliore per difendere la “famiglia”.

Disc.- Insomma, l'obbligo imposto ai genitori di allevare i figli in proporzione alle loro sostanze, corrisponde unicamente a un interesse della famiglia, e non della società.

Doc.- Certamente : l'interesse della Società non é che i figli stupidoni e scansafatiche di Paperon dei Paperoni abbiano più chances nella vita che i figli intelligenti e laboriosi di Bacciccia : l'interesse della società é solo che i più dotati dei neonati abbiano più chances di arrivare ai vertici della società che i meno dotati.

Disc.- Ma come la Società ( l'etnia) ha l'interesse, come ora hai detto, di concentrare e, per così dire, investire le sue potenzialità economiche soprattutto in quei suoi giovani membri che, più dotati, danno anche più garanzia di saperla, una volta diventati adulti, meglio tutelare ( idest, di saper meglio conservare nel tempo le migliori caratteristiche sia fisiche sia soprattutto psicologiche dei suoi membri ), anche la famiglia ha l'esigenza di concentrare le sue potenzialità economiche per valorizzare al massimo quei suoi membri che danno più garanzie, una volta diventati adulti, di tutelare e continuare nel tempo le caratteristiche sia fisiche sia soprattutto psicologiche dei suoi membri : il loro stile di vita, la loro weltanschauung. Cosa per cui, se Paperon dei Paperoni ha avuto due figli , l'uno da Maria Cristina , da lui scelta come legittima consorte in ragione delle sue preclare virtù e facendo conto che queste vengano poi trasmesse ai figli , l'altro dalla Rosina, da lui scelta unicamente per le sue belle forme, l'interesse della famiglia chiaramente é che il trattamento migliore ( le scuole migliori, le migliori chances di entrare nella buona società....) sia dato al figlio, presumibilmente più dotato, di Cristina, la moglie legittima, e che al figlio, presumibilmente meno dotato, della Rosina siano riservate solo le briciole.

Doc. Quindi, se ho ben capito, tu riterresti che - dal momento che il legislatore dimostra di voler tutelare l'interesse della famiglia ( imponendo ai genitori di fare un trattamento ai figli in proporzione delle sostanze famigliari ) – Egli anche imponga ai genitori di dare ai figli legittimi ( idest, concepiti con una donna scelta come moglie proprio per la sua idoneità ad assicurare una figliolanza dotata ecc. ecc. )un trattamento diverso e superiore di quello dato ai figli illegittimi ( idest, concepiti con una donna scelta solo per il piacere ) ? No, non é così : la nostra legge parifica, praticamente al cento per cento, il trattamento che i genitori debbono ai loro figli illegittimi al trattamento che debbono ai loro figli legittimi.

Disc.- E perché questo ?

Doc.- Perché - così si dice e si sostiene - “ che cosa ne può il figlio illegittimo se é tale?!”.

Disc.- Non mi pare questo un modo di ragionare molto profondo; perché allora si potrebbe dire : “ Che cosa ne può Marietto se é stato procreato dall'autista di Paperon dei Paperoni e non da Paperon dei Paperoni?” e seguendo tale logica si dovrebbe riservare a Marietto lo stesso trattamento riservato al figlio di Paperon dei Paperoni .

Doc E infatti non vi é molta logica nei “ragionamenti” di chi ritiene giusto parificare il trattamento dei figli illegittimi e dei figli legittimi. Vi é sola la subdola volontà di realizzare il “grande ideale” : quello di una umanità ridotta a un grande formicaio. Ideale con cui in effetti poco si concilierebbe la privilegiata tutela dei figli legittimi, dato che tale privilegiata tutela in fondo mira alla salvaguardia della parte migliore dell'umanità.